Meloni ha giocato la sua carta. Nella sua lettera al Corriere della Sera ha fatto appello all’unità nazionale perché “il clima si sta pericolosamente e velocemente surriscaldando”. Il tono è quello sin troppo logoro dell’emergenza, oggi rappresentata degli anarchici, il nemico comune che dovrebbe unire destra e sinistra.
Facciamo un piccolo passo indietro.
Sino ad una decina di giorni fa, lo sciopero della fame intrapreso da Alfredo Cospito contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo non aveva avuto nessuna risposta dal governo. Il ministro della giustizia Nordio taceva.
Sino a quel momento la vicenda era riuscita ad entrare nel dibattito pubblico perché giuristi, avvocati, costituzionalisti, docenti universitari e giornalisti avevano preso parola, promosso petizioni, per sostenere che il fine pena mai e il carcere duro contraddicevano i principi costituzionali e le indicazioni della Corte europea per i diritti dell’uomo.
La loro presa di posizione in sostegno alla lotta di Alfredo Cospito rappresenta il punto di vista di una parte dell’intellighenzia liberale del nostro paese, preoccupata dall’affermarsi di un diritto penale del nemico, che aggira ogni sistema di tutele e garanzie sia sul piano processuale che su quello dell’esecuzione della pena.
Anche intorno alle carceri da qualche tempo si avvertono lievi movimenti tellurici che vanno in opposte direzioni. La sanguinosa repressione della rivolta carceraria del marzo 2020, culminata nella strage del carcere Sant’Anna di Modena è stata rapidamente insabbiata. Invece l’emergere delle violenze delle guardie nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere ed Ivrea è approdata, non senza infinite difficoltà, nelle aule di tribunale.
Sebbene sia improbabile un esito netto di questi processi, resta il fatto, che, anche grazie ad alcune inchieste giornalistiche, queste vicende siano uscite a bucare il silenzio delle mura carcerarie.
La lotta di Alfredo Cospito ha fatto si che la violenza del carcere e dei regimi di detenzione speciale deflagrasse nei tg in prima serata, mettendo in difficoltà il governo.
L’esecutivo è finalmente intervenuto solo quando, di fronte all’aggravarsi delle condizioni di salute di Cospito, ci sono state azioni dimostrative e sabotaggi in sostegno alla lotta contro il 41bis.
Meloni e i suoi si sono costruiti l’alibi. Fatti banali come una vetrata spaccata e due scritte, qualche auto incendiata, sono stati trattati come attentati con finalità di terrorismo.
Non solo. La registrazione di due chiacchiere innocue tra Cospito e qualche condannato per mafia, le uniche persone con cui gli era concesso parlare nel carcere di Bancali, si sono trasformate in saldatura tra boss ed anarchici.
Da quel momento scritte sui muri, striscioni, manifesti, manifestazioni sono finite nel mirino dei media ad amplificate ad arte per costruire l’immagine del nemico, per giustificare il 41 bis e per lanciare una campagna antianarchica funzionale alla nuova unità nazionale auspicata da Meloni.
La presidente del consiglio avverte il rischio derivante da un esito tragico dello sciopero della fame di Cospito e corre ai ripari, dopo la bagarre scoppiata in parlamento.
Lo fa con grande intelligenza politica, ricorrendo agli argomenti usati dalla stessa sinistra contro la lotta armata e contro la mafia. La logica dell’emergenza viene utilizzata per rendere digeribile il perdurare della rottura delle garanzie liberali e l’utilizzo di strumenti tipici delle guerre: torture e ricatti.
Esce dal 41 bis solo chi abiura, solo chi fa sì che la propria cella di isolamento venga occupata da altr*, venduti alla polizia.
Difficile dire se Meloni riuscirà nel proprio intento. Resta il fatto che il PD non si è certo schierato contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. Anzi. Chi ha chiesto che Cospito venisse sottoposto ad un regime meno afflittivo ha addotto mere ragioni umanitarie. La classica eccezione che conferma la regola. Cos’altro aspettarsi dal partito che ha inventato il tremendo ossimoro della guerra umanitaria?
Nulla di nuovo.
Le norme passate in parlamento lo scorso 8 novembre sull’ergastolo ostativo sono persino peggiori di quelle dichiarate incostituzionali dalla Consulta. Attenzione. L’attuale parlamento si è limitato a ricalcare quasi integralmente la proposta di legge che non aveva terminato l’iter parlamentare per la caduta del governo Draghi.
Su questi temi destra e sinistra sono sostanzialmente allineate.
La vita di Alfredo Cospito è in questo momento terreno di una battaglia che non ha nulla a che fare con le ragioni di chi lotta contro il carcere e la società che lo produce.
Anzi. Più sale il clamore mediatico, più la sua vicenda diviene opaca. In questa partita, sarebbe bene non dimenticarlo mai, sono i grandi media e chi li finanzia a tenere saldamente il coltello dalla parte del manico: chi prova ad afferrarlo si taglia.
In questi giorni i quotidiani si sono sbizzarriti nel costruire il proprio identikit del movimento anarchico, sprezzanti nei confronti del ridicolo hanno disegnato mappe, collegamenti, improbabili interviste.
L’importante era scrivere un copione adatto alla commedia che intendevano rappresentare. Una piece in cui far recitare la doppia maschera da sempre disegnata per gli anarchici: ingenui utopisti o mostri sanguinari a seconda delle esigenze di scena.
Una campagna antianarchica come non si vedeva da tempo. L’intento è chiaro. Non intendono fare passi indietro nel progressivo innalzamento dell’asticella della repressione, nell’applicazione di reati associativi, e nell’utilizzo a piene mani della finalità di terrorismo.
Non solo. Trattare da nemici gli avversari politici è il primo passo verso la criminalizzazione di ogni forma di opposizione sociale.
Sono consapevoli dell’attuale debolezza dei movimenti ma anche della gravità di una crisi sociale, che potrebbe, come sta avvenendo in tanti angoli del pianeta, trasformarsi in un conflitto diffuso e sempre più radicale.
L’eterna equiparazione tra anarchismo e violenza, tra anarchismo e caos, tra anarchismo e utopia nasconde la violenza sistematica di cui è responsabile il governo di turno.
Ogni giorno si allunga la lista dei morti e dei mutilati sul lavoro, dei migranti annegati in mare, di chi muore perché non ha una casa, soldi per curarsi.
Stragista è il governo.
Non si illuda Meloni.
Siamo a fianco di Alfredo Cospito nella sua lotta contro la prigione per vivi in cui hanno provato a seppellirlo.
Non si illuda Meloni.
Ogni giorno, di fronte alle stragi di questo governo lottiamo per il comunismo libertario, per la fine degli stati, delle frontiere, delle galere, dello sfruttamento, delle guerre, del razzismo, del sessismo, della gerarchia e dell’oppressione.
Da anarchici sociali siamo convinti che questo mondo intollerabile deve e può essere cambiato radicalmente nell’alleanza dal basso di tutte le oppresse e gli oppressi, di tutte le sfruttate e gli sfruttati. Una strada lunga spesso in salita, ma che non consente scorciatoie.
ma. ma.